Perchè MusaMadre

note per una direzione artistica.

di Valeria Orani

Quando mi è stato chiesto di lavorare alla progettazione di un Festival che si sarebbe tenuto in un luogo magico e denso di leggenda come il Borgo Antico di Rebeccu, nell’entroterra nord ovest della Sardegna, ci sono stati elementi che mi hanno fatto esitare dall’accettare immediatamente e che hanno fatto sorgere, spontanee, alcune domande alle quali ho dovuto trovare una risposta dentro di me.

Come si colloca un nuovo piccolo Festival in un panorama nazionale ricco di appuntamenti consolidati e importanti? E quali argomenti deve sostenere ora, nel corso di una pandemia globale durante la quale il mondo dell’arte è stato costretto a mettersi pesantemente in discussione, a rivedere le proprie consuetudini, a cercare un possibile allineamento con una nuova quotidianità profondamente, velocemente e radicalmente trasformata?

L’altra incertezza derivava, stranamente, proprio dall’input che mi era stato suggerito, ossia di elaborare un festival “al femminile”. Qui si entra in un ambito complesso. Prima di tutto sono una donna, quindi il mio sguardo, la mia vita e le mie azioni non possono che essere declinate al femminile. La “femminilizzazione” delle cose, dei festival, dei mestieri, è sicuramente funzionale, ma è, per me, purtroppo, una forma di semplificazione che, per quanto espressione di un desiderio di cambiamento, paradossalmente, non si discosta dalla modalità ricorrente e dominante, e impone un’uguaglianza che dal mio punto di vista non solo non esiste, ma spesso annulla proprio quella natura per cui il femminile ha un approccio assolutamente originale, al mondo e alla vita.

Ho voluto cercare dentro di me le risposte a queste domande e ai dubbi e ho accettato questa direzione. Esiste, prima di tutto, una differenza radicale tra “generare” e “creare”. Generare è umano, creare è divino. Inoltre, il concetto di “generare” è molto più aderente al pensiero femminile e, nel mio caso specifico, è strettamente legato alla relazione che ho con la mia terra, la Sardegna.

Un sentimento che si è rafforzato durante i tanti anni di lontananza: lontananza che come un elastico, più si tende e più attrae. Un sentimento che non è originale, ma che accomuna tanti di noi ed è sapientemente raccontato dai più grandi artisti sardi.

La Sardegna è organismo vivo che genera e rigenera: “Mater”, Madre. Non “al femminile”, ma “femminile” per eccellenza.

Concetto potente e in perfetta connessione con la simbologia dei luoghi, con le leggende, con la magia e con le energie che esercita grazie ai suoi “figli” sparsi nel mondo, ma legati a sé attraverso un amore infinito che, nella distanza, amplifica la potenza, diventando ispirazione. La Sardegna è “Madre” e “Musa” ispiratrice d’arte pura: vita.

MusaMadre è un progetto, dunque, nato dall’istinto di generare vita, comunità, nuovi dialoghi portando arte, bellezza, valore, in un borgo medievale di trenta case, un luogo incantato e disabitato.

Gli appuntamenti che tra il 27 agosto e il 5 settembre animeranno l’antico borgo sono il frutto di queste intuizioni e si intersecano con tutto ciò che rappresenta la Sardegna e la forza olistica che diventa ispirazione e rigenerazione.

L’obiettivo di questa prima edizione è dunque quello di creare prima di tutto una comunità, di residenza, grazie alla possibilità di utilizzare anche le case, ormai in disuso, come luogo vivo di creazione.

A ricamare il filo narrativo del Festival, un’artista di grande sensibilità e con la capacità speciale nel tessere relazioni e dialoghi, nel captare le storie per poi farle diventare racconto: Tamara Bartolini, che accompagnata da Michele Baronio (attore e musicista) e dal team di Ostia Film Factory guidato da Marco D’Amelio (insegnante di video making) condurranno il campus di scrittura e produzione cinematografica “Titoli di Coda”.

Il lavoro si incentrerà sull’analisi - a tutto tondo - delle potenzialità delle storie di poter diventare eterne, attraverso tutti i possibili mezzi a disposizione: dalla scrittura, alle tecniche cinematografiche. Un Campus che è una full immersion di sette giorni, dal 30 agosto al 5 settembre, dove 20 giovani tra i 18 e i 25 anni avranno occasione di confrontarsi con il teatro, il cinema e i suoi mestieri anche con ospiti speciali, professionisti che racconteranno la propria esperienza lavorativa e umana con il cinema da quattro punti di vista diversi: la regia, la tecnica, l’organizzazione, la recitazione.

Nel mio progetto, questa piccola comunità ripopolerà l’antico borgo di Rebeccu, teatro naturale di storie e racconti con i suoi angoli suggestivi, i cortili, le piazzette, e le sere, dopo il tramonto, verranno proiettati i film scelti per la rassegna sotto le stelle.

MusaMadre ha anche diversi appuntamenti di arte performativa che si svolgeranno sia nell’antico borgo di Rebeccu sia presso il Vulcano Spento di Ittireddu e sia presso il Nuraghe di Santo Antine a Torralba. Un programma speciale scelto accuratamente che si colloca armonicamente nel territorio. La performance della violinista Adele Madau “Soul of Objects”, l’ultima parte del romanzo “Frankenstein” letta da Cristina Donadio, il cineconcerto con Fiorenza Menni alla voce e le sonorizzazioni di Luca Maria Baldini “Non troverete nulla di me in questo film”, sulla proiezione di “Cenere” film del 1916, tratto dal romanzo di Grazia Deledda e interpretato da Eleonora Duse.

Il festival MusaMadre si aprirà con un’anteprima speciale il 27 agosto. In quella data, si chiuderanno a Rebeccu le riprese del film cortometraggio “Argia” ideato da Antonio Marras. Ho chiesto a Marras, che ha accettato con entusiasmo, di realizzare per il giorno 27 agosto un’ installazione nell’antico borgo. I contenuti, per ora ignoti, saranno arricchiti dalla voce di Elena Ledda, Maurizio Rippa, dalle musiche di Adele Madau e dalla performance dal vivo della coreografia “Argia” disegnata da Antonio Marras e diretta da Marco Angelilli, interpretata da Vincenzo Puxeddu e Francesco Marilungo.